25 aprile 2013
25 aprile. San Marco...
e la tradizione della fortaia!
Quando si verifica l’ascesa del sole nel cielo boreale e quindi l’arrivo del semestre luminoso, si assiste all’inizio della primavera, ossia l’equinozio.
Ecco quindi l’inizio delle feste di primavera, sia religiose che profane, che mostrano l’anelito di un rinnovato patto con la natura.
Nel calendario popolare, uno dei momenti che più incarnano il legame tra l’uomo, la natura e la conseguente «primavera» è senz’altro la «Festa di San Marco». Festa religiosa in ricordo dell’Evangelista, soprattutto a Venezia e della festa nazionale, istituita il 25 aprile del 1945, quale festa della "liberazione".
Ma se questi sono gli aspetti legati alla religiosità e alla vita civile, il giorno di San Marco assume un significato più profondo nella gestione della quotidianità in tante persone.
Uscire all’aria aperta, godersi la natura, appropriarsi dei suoi beni nell’atmosfera che dona la primavera di aprile, è quasi un modo di prendere possesso di un’area vitale della vita.
Con un rituale che si perde negli anni, il folclore della «Festa di San Marco» celebra solennemente come in una sagra, la voglia non solo di sano divertimento, ma di «comunità», di allegria, di sentirsi appagati anche con un margine parco e non di grandi banchetti.
All’aria aperta, lungo i fiumi, gli argini, e sui prati, nei campi, sull’aia e sotto i porticati di vecchie case coloniche, in un rinnovato slancio di legame con la natura, la ricorrenza di San Marco offre la tradizione della «frittata»: una delle poche che ancora resistono all’attacco concentrico di una modernità che tutto distrugge e annienta inesorabilmente i legami del passato.
Sarà il santo ebreo di Gerusalemme, che aderì al cristianesimo, autore del secondo Vangelo, o il periodo primaverile in cui viene festeggiato, tant’è che la scampagnata della frittata rimane uno dei momenti più caratteristici delle feste di campagna.
Si può dire comunque che è grazie a San Marco se la tradizione è nata, si è sviluppata in tutto il territorio veneto-friulano. San Marco si ricorda infatti in molti paesi e numerose chiese sono intitolate al suo nome. La sua presenza viene ricordata a Roma e ad Aquileia e pare, da fonti storiche, che il famoso «Evangeliario» non fosse altro che lo stesso Vangelo scritto da San Marco durante il suo soggiorno aquileiese.
Una leggenda riferisce che il suo capo sarebbe stato portato nel IX secolo a Venezia e che la Repubblica lo assumesse allora come suo patrono e protettore. Il simbolo di San Marco è un leone alato e il suo vessillo ha accompagnato la storia della Serenissima.
Oltre che alle uova, al salame e al buon vino, è proprio in questo periodo che la natura è provvida di tante opportunità di primizie, quali le erbe di primavera, gli asparagi, ecc.
E la merenda campestre, «la frittata», «la fortaia», secondo la tradizione che si tramanda da sempre nel Veneto Orientale e nel Friuli Occidentale, richiama il detto di «San Marco fortajer».
Oggi è una scampagnata all’aperto che si usa fare in ogni luogo ma che un tempo una tradizione religiosa non permetteva di sedersi sull’erba dei prati finché questi non erano stati benedetti dalle Rogazioni.
(...)
Tempi lontani, ora la frittata della Festa di San Marco viene fatta un po’ d’ovunque.
Le uova si mescolano con tanti ingredienti e «il piatto» ne trae un’infinità di sapori, anche se i più tradizionali rimangono gli asparagi, il salame e le erbe.
Per una buona frittata comunque c’è la sapienza «della nonna» che ha sempre insegnato che dall’equilibrio perfetto dei sapori deriva il bouquet inconfondibile profumato che fa la fortuna della frittata. I frammenti degli ingredienti galleggiano per un momento sulle uova sbattute, ma un attimo dopo devono scomparire per riapparire subito dopo, quando ben si amalgamano al tutto.
Allora è il momento opportuno per buttare la miscela nella «farsora», nella pentola. Si mescola con perizia e si lascia cuocere lentamente, per poi gustarla annaffiata da un bicchiere di «quello » buono.
(Testo di Franco Romanin)
Una piccola annotazione.
Questo testo l'ho trovato anni fa sfogliando una rivista e me lo sono copiato perchè mi è piaciuto.
Non scorre molto bene e quindi di certo ho fatto qualche refuso nella trascrizione. Purtroppo non ho conservato l'articolo originale.
Mi scuso quindi fin d'ora con l'autore e lo invito, qualora dovesse leggersi, a tirarmi pubblicamente le orecchie!
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Senza saperlo mi sono adeguata alla festa per la cena di oggi ;)
RispondiEliminabellissima questa tradizione,così com'è buonissima la frittata! ciao simona.
RispondiEliminaDa te c'è sempre da imparare :-)
RispondiEliminaPer noi è anche l'onomastico del piccolo di casa, quindi doppia festa!
Che meraviglia, sapro' come festeggiarlo l'anno prossimo... un abbraccio! Sonia
RispondiEliminaNu!!! la frittata l'ho anticipata ieri!!! ma oggi la torta ovosa oggi c'era, mi sono salvata un po'!...non sapevo tutte queste cose, non abbiamo tradizioni così radicate qui (poi se ci sono non le so perchè sono forestiera e non ho parenti della zona :( ). Qui c'è la festività legata alla nostra Patrona, ma piatti tipici non li so indagherò! Grazie per averle trascritte e tramandate! Daniela
RispondiEliminaah Daniela, qui San Marco viene prima della Liberazione.
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Aiutooooo!!!... Sono quasi le nove di sera e mi dono appena alzata da tavola da stamattina!!!... Per andare a casa un altro po' doveva venire San Marco in persona a battermi sulla spalla per dirmi che la festa era finita!... Tutto uguale pure qui da me, se non una leggera sfumatura nel nome del tegame per la frittata, che si chiama invece fersura! ;)
RispondiEliminaAlla prox Sabrina... ps se vado avanti a mangiare così sarò costretta a partecipare anch'io a "tutti in forma"!!!... ;)
Baci,
Vale ;***
praticamente hai fatto del copywrong.. chi sa se fortaia ti è andata di traverso o "quello bono"
RispondiEliminaE chissà ;-)
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